Vendite al dettaglio invariate a gennaio; rallentamento del manifatturiero tedesco; monito del FMI sul rischio di uscita della Grecia dall’Eurozona; prezzi del petrolio in discesa; incertezza politica e difesa della moneta unica da parte del governatore Draghi, da sempre favorevole all’uso del programma di acquisto in titoli: tanti i motivi che hanno schiacciato i tassi Euribor 3 mesi previsti nella prima parte della settimana, quando i ribassi hanno toccato il picco di otto centesimi a seduta sulle scadenze lontane.
Al contrario, complice la conferma del fixing dal primo giorno di febbraio fino a giovedi, il mercato interbancario ha offerto spunto agli operatori di Londra per rivedere verso l’alto le scadenze da giugno prossimo (-0,29%) a marzo 2018 (-0,215%).
Mentre torna al minimo storico l’Euribor 3 mesi, che interrompe l’andamento uniforme in data 10/02/2017 con quota -0,329%, la curva delle attese presenta il caratteristico fenomeno di flattening per i movimenti opposti tra breve e medio-lungo termine.
Tuttavia la crescita iniziale molto lieve dei saggi non cela manovre restrittive dell’autorità monetaria che per l’anno corrente lascerà inalterati i tassi base: il 10 febbraio 2017 i tassi impliciti nei futures sull’Euribor 3 mesi misurano nell’ordine dello 0,08% la risalita conseguente all’applicazione dei nuovi parametri del QE tra aprile e dicembre.
Quota 0,315% per dicembre 2020 rispetto a quota 0,39% di venerdi scorso.
Euribor 3 mesi visto sempre sotto l’1% nell’orizzonte temporale disponibile.
E’ rimasto fermo l’Euribor 12 mesi, in chiusura a -0,101%.
Sceso l’Euribor 1-6 mesi rispettivamente a -0,371% e -0,240% (fonte dati: Aritma).
Depositi overnight usati giovedi per 490 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 969 miliardi.
(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 17 febbraio 2017”)