Previsioni Euribor del 16 marzo 2018

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Se a Francoforte il presidente Draghi dice di attendere conferme ulteriori per la crescita dei prezzi al consumo, ma poi il dato finale Eurostat di febbraio scende all’1,1% anno su anno rispetto alla stima flash, e se la prudenza domina sul mercato secondario dove si temono le conseguenze commerciali dei dazi nordamericani, stavolta sottolineate dall’Ocse, i differenziali sulla curva dei tassi attesi il 16/03/2018 si presentano tutti negativi ed incidono a partire dai mesi dell’anno in corso.tassi-eurbor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-16-marzo-2018

L’Euribor 3 mesi ritorna a -0,3% per dicembre prossimo, dalla previsione -0,275% di venerdi scorso.

Tasso variabile positivo posticipato a dicembre dell’anno dopo.

Sempre sul medio termine: vista quota 0,5% a fine 2020.

Nove centesimi in meno per l’ultima scadenza disponibile in scaletta, col tasso nominale che torna in quota 1,4% negli ultimi giorni del 2023.

Il mercato interbancario, forte del solito eccesso di fondi visibile dal totale dei depositi overnight e dei conti correnti presso Bce al nuovo record di 2.025 miliardi di euro nel primo giorno del periodo di mantenimento riserva obbligatoria, non viene toccato da alcun fattore esogeno: né la nuova proposta di gestione dei non performing loans avanzata dalla Commissione europea, né il prossimo rialzo dei tassi base Usa (+0,25% scontato nei derivati) distolgono l’Euribor 3 mesi dal proprio cammino lineare che lo fissa a -0,328% il 16 marzo 2018.

In chiusura Euribor 1-6-12 mesi rispettivamente a -0,37%, -0,272% e -0,192%.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 23 marzo 2018”)

Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2018

Secondo attese, Mario Draghi e direttivo Bce hanno lasciato invariati tassi base (Refi 0%) e ritmo degli acquisti mensili (30 mld di euro) per il Quantitative Easing, di cui rimane confermata la scadenza di settembre 2018 ma viene eliminato l’impegno all’incremento dei volumi.

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Infatti le condizioni economiche della zona Euro evidenziano una crescita solida, minacciata soltanto dai nuovi dazi e dal cambio forte; rimane al di sotto delle attese il tasso di inflazione, obiettivo Bce per statuto e argomento su cui il governatore ha utilizzato toni cauti nel corso della conferenza stampa: ne beneficiano quegli investitori che gradiscono la presenza protettiva dell’autorità monetaria.euribor-360-gg-9-3-18

A fine seduta, giovedi scorso, nessun segnale particolare sui derivati del Liffe che invece due giorni prima erano stati affossati sul medio-lungo termine dalle attenzioni per la politica economica americana, coi Fed funds che tuttavia attribuiscono poche probabilità di realizzazione alla quarta stretta dei tassi base entro l’anno. Sulle stesse increspature dei tassi future ha rivestito un ruolo secondario la crescita delle vendite al dettaglio Eurozona, salite sensibilmente da gennaio a febbraio.

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Invariato così il fixing -0,327% del 9 marzo 2018 come pure il lento cammino dell’Euribor 3 mesi visto in crescita per appena 5 centesimi a fine anno.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-9-marzo-2018Quota +0,135% per dicembre 2019 ma tasso reale negativo e ben al di sotto, considerate le ultime proiezioni sulla crescita del livello dei prezzi.

Euribor 3 mesi massimo previsto attorno quota 1,5%.

Come sottolineato nelle previsioni di gennaio, il tasso fisso tende ad aumentare (fixing 1,09% IRS 10 anni in data 09/03/2018) ma nuovi ostacoli di natura politica non permettono la manifestazione di un trend ascendente che rispecchia appieno i fondamentali dell’economia.eurirs-9-3-18

A cavallo tra gennaio e febbraio, mentre l’ultimo comitato presieduto dalla Yellen lasciava i tassi invariati a 1,25-1,50%, i dati buoni sui posti di lavoro Usa non erano sufficienti a giustificare il crollo dei prezzi contestuale per le azioni e per le obbligazioni, soprattutto quando Eurostat segnalava con la stima flash il rallentamento dell’inflazione zona Euro su base annua rispetto a dicembre.

Piuttosto le prese di profitto, giunte al termine di un mese di gennaio insolitamente votato al rally, motivavano la spinta sul rendimento del Bund che si avvicinava a quota 0,8%. Stranamente il Btp accorciava lo spread, ma l’Irs 10 Years guadagnava 10 p.b. in una settimana e saliva a 1,14% venerdi 2 febbraio.

Tra il 5 ed il 9 febbraio le stime di crescita dell’economia americana venivano riviste al rialzo e il Treasury finiva a 2,85% ma il Bund, che beneficiava della protezione del QE, allargava lo spread sul decennale Usa a 211 p.b. e limava leggermente il rendimento. Irs 10Y confermato a fine settimana in quota 1,14% con l’aiuto del Btp in salita a 2,05%.

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A metà del mese scorso l’aumento oltre le attese dei prezzi al consumo Usa indirizzava il Treasury verso il 3% ma il Bund rimaneva piatto fino a venerdi, quando scendeva per mero riposizionamento degli operatori e concorreva a rinsaldare l’Irs 10 anni a 1,14% per il terzo venerdi di fila.

Nella penultima settimana di febbraio il PMI composito dell’Eurozona scendeva sotto i precedenti record e l’incertezza politica portava il Btp fino al 2,36% a favore della qualità tedesca allo 0,65%: Eurirs 10 in calo a 1,11%.

Tra febbraio e marzo si consolidava ad oltre 220 punti base la differenza di tasso tra i governativi di Usa e Germania: il decennale tedesco si confermava in chiusura a quota 0,65% per la seconda settimana aiutato dagli acquisti Bce e dalla stima preliminare dell’inflazione che segnalava rallentamento a febbraio. L’Irs10 chiudeva a 1,07% anche grazie al rientro del rendimento del decennale italiano.futures-sul-bund-9-3-18

La settimana ultima trascorsa è stata sostanzialmente neutrale per i rendimenti, movimentata in chiusura dalla spinta verso l’alto impressa dall’occupazione statunitense di febbraio oltre attese che tuttavia non tocca il percorso di risalita dei prezzi per via di una pressione salariale in diminuzione.

Molti ritenevano che le elezioni italiane potessero rappresentare il termine ultimo per accantonare il fly to quality, ovvero per dare il via libera alla risalita definitiva dei tassi europei, ma forse il rischio di ingovernabilità per i rapporti di forza reciproci tra partiti tiene in stand-by gli investitori che tra poco scopriranno l’incidenza negativa sulla crescita economica delle misure neo-protezionistiche di Trump.

Il nuovo trading range del Bund, dopo i picchi di inizio mese che lasciavano intendere il rapido raggiungimento di quota 1%, si è spostato verso l’alto e ristretto tra quota 0,6% e quota 0,8%.

Le oscillazioni previste nelle prossime settimane per il tasso IRS 10 anni, tra quota 1,02% e 1,2%, sono state elaborate nell’ipotesi di consolidamento dello spread Usa-Germania attorno agli attuali 220 punti base.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 16 marzo 2018”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 27 aprile 2018”)

Previsioni Euribor del 2 marzo 2018

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Le debolissime ma significative limature che sul breve termine riducono le attese del Liffe sono dovute all’ultima stima preliminare di rallentamento della dinamica dei prezzi al consumo elaborata da Eurostat: i tassi Euribor 3 mesi, pur essendo visti sempre in crescita dal fixing -0,327% del 2 marzo 2018, raggiungeranno quota -0,205% a marzo 2019.tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-2-marzo-2018

Si rafforzano così le indiscrezioni che giovedi prossimo non sarà annunciato dal board alcun cambiamento per il ritmo degli acquisti mensili di attività operati dalla Bce né per i tassi di interesse base: estrapolate dai derivati che segnalano variazioni al tasso sui depositi bancari, le probabilità che possa essere deciso un aumento nell’ordine del +0,1% sono nulle fino alla riunione di aprile e salgono appena al 35% per gennaio dell’anno prossimo.

Alle limature dell’Euribor 3 mesi tra il 2020 ed il 2022, mai superiori ai quattro centesimi a distanza di una settimana, ha contribuito il rallentamento dell’attività manifatturiera nella zona euro: vista quota superiore all’1% a inizio 2022.

Coi medesimi valori di venerdi scorso, in chiusura Euribor 1-6-12 mesi a -0,37%, -0,271% e -0,191%.

Depositi overnight usati giovedi per 694 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 1.309 mld.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2018”)

Previsioni Euribor del 23 febbraio 2018

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Secondo canoni molto vicini a quelli della settimana passata, anche nel corso di quest’ultima la curva delle attese sull’Euribor 3 mesi rimane invariata a sette giorni sul breve termine e poi si avvicina progressivamente all’asse delle ascisse.

La crescita monotona del tasso variabile si presenta molto debole e lineare dal fixing -0,328% del 23 febbraio 2018 fino a quota -0,29% di metà settembre, quindi accelera sul medio termine fino a quota 0,995% di fine 2021, infine rallenta sull’ultimo tratto e raggiunge il valore massimo previsto 1,505% per dicembre 2023.

tassi-euirbor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-23-febbraio-2018Ultime tre sedute del Liffe all’insegna delle limature prima per la riduzione della crescita Eurozona certificata dall’IHS Markit Pmi Composito in lettura flash, al minimo in tre mesi, poi per la discesa dell’inflazione nell’area Euro in lettura definitiva a gennaio (1,3% a 1 anno).

Sul mercato interbancario, invece, nessuna novità di rilievo nonostante i riversamenti fiscali italiani abbiano contribuito a ridurre l’eccesso di liquidità sistemica attorno ai 1.835 miliardi di euro.

In chiusura Euribor 1-6-12 mesi rispettivamente a -0,37%, -0,271% e -0,191% (fonte dati: Aritma).

Depositi overnight usati giovedi per 677 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 1.278 mld.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 2 marzo 2018”)

Previsioni Euribor del 16 febbraio 2018

Le increspature dei tassi future di inizio settimana sono state riassorbite dalle limature di martedi, senza che nelle due sedute intervenissero dati macro di particolare rilevanza.

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Lievissimi rialzi a partire dalla scadenza 2022, invece, quando gli operatori hanno metabolizzato la crescita oltre attese dell’inflazione Usa ed assistito ad un esiguo rallentamento del Pil IV trimestre dell’Eurozona.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-16-febbraio-2018La curva dei tassi Euribor 3 mesi previsti il 16 febbraio 2018 non presenta variazioni significative fino a metà dell’anno prossimo (-0,08%) rispetto alla chiusura delle contrattazioni sul Liffe del 9 febbraio.

La liquidità sistemica, stimata in eccesso sempre sui 1.900 miliardi di euro, continua a tenere indenne il mercato interbancario dalla volatilità che nel mese di febbraio si è manifestata principalmente sui listini azionari.

L’Euribor 3 mesi, fissato a -0,328% in data 16/02/2018, supererà quota 1% nell’ultima parte del 2021.

Differenziale massimo negativo per dicembre 2022, quantificato in 4 centesimi che fanno scendere il tasso atteso in quota 1,325% a distanza di 7 giorni, per l’aggiustamento delle posizioni da parte di operatori che valutano con maggiore razionalità lo scenario economico di medio e lungo termine.

In chiusura Euribor 1-6-12 mesi rispettivamente a -0,369%, -0,274% e -0,192% (fonte dati: Aritma).

Depositi overnight usati giovedi per 687 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 1.331 mld.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 23 febbraio 2018”)

Previsioni Euribor del 9 febbraio 2018

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Le forti increspature della scorsa settimana, dovute più alle prese di profitto che ai timori di accelerazioni rialziste per i tassi base del Nord-america, hanno trovato ulteriori conferme nelle ultime sedute con la discesa parallela dei listini azionari e con l’irrigidimento dei criteri sui collaterali che le banche commerciali consegnano a garanzia del denaro prestato dalla Bce.tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-9-febbraio-2018

La scaletta dei tassi Euribor 3 mesi previsti il 9 febbraio 2018 segnala rialzi fino a ventidue centesimi nell’arco di due settimane, coi differenziali positivi che principiano dall’anno 2021 (0,755% a marzo).

Il tratto in scaletta tra settembre 2018 (-0,305%) e marzo 2020 (+0,29%), invece, è interessato da limature contenute sulle quali può aver giocato un ruolo il rallentamento delle vendite al dettaglio europee, martedi segnalate da Markit in crescita nel mese di gennaio al valore minimo degli ultimi cinque mesi. Si accentua così la presenza del punto di flesso che, a partire dal 2020, attenua la crescita del tasso variabile.

Tutto confermato per il primo semestre dell’anno in corso, con l’Euribor 3 mesi sempre vicino al fixing -0,329% congelato dall’eccesso di liquidità sistemica in quota 1.900 miliardi di euro.

In chiusura Euribor 1-6-12 mesi rispettivamente a -0,37%, -0,278% e -0,191% (fonte dati: Kairos Partners).

Depositi overnight usati giovedi per 707 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 1.319 mld.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 16 febbraio 2018”)