La catena

 

Il liquidatore dei beni di Madoff, uno degli ultimi “guru” della finanza mondiale, ha finalmente ottenuto la compilazione dell’elenco di investitori (pubblicato dal Tribunale fallimentare di New York) che sarebbero stati raggirati dall’ex presidente del Nasdaq, secondo le accuse ideatore di una truffa da 50 miliardi di dollari.

L’utilizzo dei soldi sarebbe avvenuto seguendo il c.d. schema Ponzi, dal nome di un Italiano emigrato negli States a inizi ‘900, in base al quale gli interessi dei primi investitori in ordine temporale vengono pagati con gli apporti degli ultimi arrivati, ovvero non rappresentano il frutto di un’operazione di investimento.

Lo stratagemma, di cui storicamente si sono servite altre persone poi sparite nel nulla, è vecchio ma a quanto pare redditizio, e richiama alla mente il contenuto delle parole di uno dei più longevi economisti al mondo che ci ha lasciato 3 anni fa, l’americano J.K. Galbraith (che forse qualcuno di voi ricorderà per averne studiato sui testi di economia politica un algoritmo sulla rendita): ogni crisi finanziaria di grosse dimensioni insegna buone cose alle persone. “Occorrono circa 30 anni perché nascano i nuovi stupidi”.

Piccole imprese ed imprese piccole

 

Quest’oggi il direttore de IlSole24ORE Ferruccio de Bortoli, nella sua rubrica quotidiana “l’asterisco” pubblicata sul sito web dell’omonimo quotidiano, si pone l’interrogativo riguardante l’insoddisfacente grado di attenzione che viene posto nei confronti delle piccole imprese italiane in materia di concessione del credito.

Se infatti è questa la dimensione tipica del tessuto industriale nostrano, fatto di tantissime start-up, di aziende in rosa, di immigrati ed ex-dipendenti che intraprendono con uno sforzo encomiabile di crescita organizzativa della loro attività, perché le ultime politiche del credito finalizzate al “restringimento dei rubinetti” in ottica Basilea2 colpiscono proprio questo stato nascente imprenditoriale?

Molto spesso i rapporti fra banche e amministratori si incrinano ed interrompono perché ciascun soggetto conosce e vive esclusivamente la propria realtà, matura le proprie aspettative, i propri progetti di sviluppo e valuta gli annessi rischi e costi, e non riesce, o non ha tempo, di calarsi nella realtà della controparte.

Se non è pensabile contrastare accordi e provvedimenti atti a tutelare dalla propagazione “a macchia d’olio” di crisi finanziarie che si trasferirebbero dalle imprese alle banche e poi ad altri soggetti del sistema economico, occorrerebbe però, tra le possibili innovazioni, favorire interventi normativi di divulgazione della consulenza indipendente finalizzati ad avvicinare, far dialogare in un clima di reciproco rispetto e comprensione gli istituti eroganti e le aziende mutuatarie.

Ad esempio, si rifletta sul comportamento di molti piccoli imprenditori che, al momento di approcciare l’organo deliberante dell’istituto di credito, ritengono di avere successo dichiarando ampia disponibilità ad offrire garanzie reali, quando l’ipoteca su un immobile non rappresenta un elemento mitigatore del rischio dell’operazione di finanziamento, ma solo uno strumento per trasferire lo stesso rischio da un soggetto economico all’altro. Diversamente, in ordine di importanza, la prestazione di garanzia segue di sicuro l’accertamento della presenza delle c.d. qualità morali dei titolari, nonché delle capacità aziendali di generare reddito e flussi finanziari come manifestate da bilanci, fatturato, estratti conto bancari ed ogni altro documento avente natura contabile o extra-contabile che sarà possibile produrre e rielaborare utilmente traendone le corrette indicazioni.

Ritornano i bond

 

Le statistiche aggiornate alla prima metà del mese di gennaio mostrano il comportamento sorprendente degli investitori che sono tornati ad acquistare titoli obbligazionari societari compresi quelli legati ai mutui.

Il caso più paradossale è quello di Tyco International che ha visto diminuire il prezzo del suo titolo azionario a Wall Street e contemporaneamente salire quello del titolo obbligazionario sospinto dagli acquisti. Come se i soldi destinati dai risparmiatori finissero in due casse diverse!

Nonostante le stime di Moody’s prevedano che nel 2009 il 15% delle società emittenti diverranno insolventi come la Parmalat, l’attenzione crescente per i bond è un dato di fatto che non pochi analisti stanno cercando di interpretare.

L’ipotesi più affascinante è che i rendimenti di questi titoli si trovino ad un livello più elevato di quello che si prevede possano raggiungere i titoli azionari nell’attuale contesto di mercato. Se così fosse, tutto ciò avrebbe ripercussioni sulle attese di remunerazione della proprietà societaria innescando una corsa al rialzo del costo del capitale per aziende che si troverebbero “obbligate” a creare sempre più ricchezza per sopravvivere.

Un Deben e mezzo

 

Annotazioni scritte dell’antica Mesopotamia risalenti al 2400 A.C. ci riferiscono sui primi usi del denaro, quando l’argento veniva pesato e poi utilizzato per pagare terre, tasse e affitti.

E purtroppo, tra i possibili usi vi sono anche quelli illeciti: una pergamena dell’antico Egitto, risalente al 1100 A.C., ci fa sapere che due ladri vennero inchiodati dalle testimonianze di persone che li avevano visti spendere l’oro e l’argento trafugati da una tomba.

I festeggiamenti per la riuscita dell’azione criminale vennero infatti preparati acquistando vino e miele con lo stesso metallo misurato a peso secondo standard ufficiali (1 deben corrispondeva a circa 14 grammi di argento).