Traditional full costing vs ABC /1

 

Long time ago, the main concern for manufacturing companies was to minimize high levels of standard costs due to massive production.

Since the beginning of 1990s, the quick development of communication systems has created the so called “global village” and pushed every company to add something particular to its products.

Differentiation, requested by people living everywhere, has modified the way of thinking about cost allocation: no matter how painstaking you are when computing direct costs for materials and blue collars, but the increasing importance of overheads, more than 50% of the total expenditures, has made managers search for the best accounting procedures in order to realize an effective allocation.

At first, traditional full costing seemed to provide the best practice.

Some real and abstract accounting entities are made up, each one related to a particular activity producing goods (direct cost centers) or services for the same goods (indirect cost centers). Every center will be charged for direct and overhead costs according to the real consumption of input (direct costs), and according to the subjective choice of a distributive key selected for the specific cause-effect relationship (overheads).

The next step involves the closing of indirect cost centers through allocation of their costs added on to direct centers: managers are again requested to choice an appropriate key.

Finally, if a direct center produces two or more goods, the last allocation will be made by splitting the total expense.

Full costing method is considered traditional because it looks at the product in a vertical way, adding costs piece after piece in conformity with organizational structure – functions of production, selling and administration.

Many financial advisors do not consider this method updated, and they think it is affected by a high degree of discretionary power related to the choice of the keys for allocation.

On the other side, the choice of a single key (or few keys) helps managers make faster their task, and everybody knows that “time is money, and money is time”!

So, traditional full costing has been considered not only a non-scientifically based method (because it is based on the personal capability of the single manager), but even a hurried way to fix problems in cost accounting.

QUESTI DENARI

 

Con la buona notizia che si vanno moltiplicando le iniziative di raccolta fondi a favore delle popolazioni terremotate d’Abruzzo, assieme al personale di Questi Denari auguro a tutti una serena Pasqua.

Le condizioni del mutuo casa

 

Variazioni dei tassi incomprensibili, duplicazioni di polizze vita, costi alti e tempi lunghi per l’ottenimento delle perizie di cui non viene fornita copia, discutibile importo di valutazione dell’immobile, spiegazioni insufficienti: sono tanti gli interrogativi e le lamentele di chi si accinge a richiedere un mutuo casa, a rinegoziarlo o a trasferirlo presso altro istituto (http://www.questidenari.com/?p=11).

Vi riporto lo stralcio di un brano scritto da un caro amico conosciuto sui banchi universitari, Giuseppe Barresi, promotore finanziario di esperienza consolidata, che risponde ai dubbi del lettore Marco (il cui commento integrale è disponibile sul sito http://www.vostrisoldi.it/articolo/tassi-di-interesse-in-europa-sono-ancora-troppo-alti/12401/#comments).

                           

“ …….. Per quanto riguarda i dubbi dell’amico Marco, vorrei innanzitutto precisare che i tassi sono cosa ben distinta dalle spese pagate alla banca per la richiesta di mutuo, e che una variazione seppur piccola dei tassi incide nel tempo molto di più dell’eventuale manovra delle banche sugli importi delle spese fatte pagare ai mutuatari.

Mentre i tassi sono parametrati agli indicatori IRS (tasso fisso) e Euribor 1/3/6 mesi (tasso variabile) oggettivamente stabiliti dal mercato e non manovrabili dalle banche, gli spread applicati dipendono esclusivamente dalle banche che essendo in un libero mercato possono variarli in qualsiasi momento pena la loro estromissione dal mercato stesso. Spesso si cade nell’errore di pensare che le banche non aggiornino l’Euribor in caso di mutui a tassi variabili perché ci si accorge magari, come successo ultimamente, che l’indicatore di mercato scende e le rate rimangono pressoché le stesse. Questo dipende dal fatto che abbiamo a che fare con l’Euribor a 3 o magari a 6 Mesi che aggiorna la rata appunto ogni tre/sei mesi e non in tempo reale.

Il tasso BCE di cui si sente spesso parlare è cosa ben diversa dall’Euribor: sicuramente quest’ultimo è influenzato dal tasso manovrato dalla Banca Centrale Europea ma non varia immediatamente con esso.

Quest’anno, almeno per la mia banca, è disponibile un nuovo tipo di mutuo che collega gli interessi passivi direttamente al tasso BCE e quindi è maggiormente trasparente.

Come gli spread, anche tutte le spese inserite nel contratto di mutuo fanno parte dell’offerta della Banca e quindi possono essere più o meno vantaggiose se confrontate con quelle di altre banche. Tra di esse ci sono le spese istruttoria, l’assicurazione incendio e scoppio sull’immobile, l’assicurazione sulla persona mutuataria ed infine la perizia. Per ritornare al discorso polizze, io sinceramente non credevo ci fossero banche che richiedessero obbligatoriamente la sottoscrizione della polizza vita, per questo devo dire che la mia banca è differente.

Nella generalità dei casi questo tipo di assicurazione è facoltativa a differenza della copertura sull’immobile che ne garantisce la banca dalla distruzione, dato che la banca stessa rischierebbe di perdere la garanzia reale inscritta inizialmente a suo favore.

Entrando più nel dettaglio di quanto successo a Marco, relativamente alla sottoscrizione di una seconda polizza vita in sede di richiesta secondo mutuo con la stessa banca, bisogna sottolineare che tali polizze vanno ad assicurare il debito residuo del mutuo richiesto e quasi sempre vengono pagate una tantum all’inizio, quindi penso non sia tecnicamente possibile far pagare un adeguamento al cliente per incrementare il capitale assicurato. E’ comunque vero che la banca percepisce un ritorno commissionale da ogni polizza sottoscritta.

Si dovrebbe andare a vedere quanta parte del secondo premio pagato da Marco è stata destinata alla vera e propria copertura del nuovo mutuo e quanta invece al costo. Sicuramente la banca, se non lo ha fatto, avrebbe potuto azzerare il costo per agevolare il cliente che per la seconda volta utilizza i suoi servizi/prodotti invece di rivolgersi ad altra banca.

Dalle parole espresse da Marco si denota che il rapporto con la sua banca si è ormai incrinato, questo dovrebbe portarlo a sedersi a tavolino con altre banche per trovare la soluzione migliore al suo problema. Ci sono moltissime banche o finanziarie disposte a consolidare il debito pregresso contratto, magari allungando la scadenza del nuovo mutuo per finanziare anche una liquidità aggiuntiva, sempre ammesso che ci siano tutte le condizioni per tale possibilità.

Personalmente dico che se un mutuatario vuole fare anche una semplice surroga, e spostare il suo mutuo su di un’altra banca senza costi, nessuno glielo può impedire, nè tantomeno la banca mutuante originaria che rischia sanzioni – come è successo ad una nota banca che ultimamente è stata multata per aver messo in atto comportamenti che hanno ostacolato la libera portabilità del mutuo dei suoi clienti.

Per quanto riguarda la Perizia, effettivamente è prassi ormai consolidata da parte delle Banche Mutuanti di farla pagare ma di non consegnarla al cliente. Non essendo un tecnico posso solo pensare che tale valutazione non sia del tutto oggettiva ma ci sia una parte seppur piccola che possa influenzare il Valore Finale di un Immobile e che dipenda appunto dal valutatore che, nel caso di perizie per richieste mutuo, è incaricato direttamente dalla banca che ne definisce i criteri di valutazione da utilizzare. Se così fosse, avrebbe un senso il suo mancato rilascio al cliente perché finalizzata solamente al rilascio del mutuo e non utilizzabile nei confronti di terzi.

Spero di essere stato chiaro ed esauriente per quanto possano essere di mia competenza i temi trattati.”

ROI vs interessi impliciti

 

Prendo spunto dall’ultimo post del mio Staff (http://www.questidenari.com/?p=454), che accennava all’atteggiamento diffuso degli imprenditori nei confronti dell’IVA, per inaugurare questa nuova categoria con un argomento difficilmente reperibile in letteratura.

Per quale motivo molti imprenditori sono portati a “trattenere” nelle loro casse più liquidità possibile, facendo riferimento all’Erario, ai fornitori, alle banche, e persino (indebitamente) ai dipendenti?

Perché essi, facendo affidamento sui tassi di ritorno delle loro attività che di norma sono alti, sono consapevoli di restituire soldi pagando interessi passivi inferiori, in percentuale, ai propri ritorni, ovvero ne lucrano la differenza.

Vediamo un esempio        

        Hp 1 (autocrazia): se a inizio gennaio un imprenditore dispone di liquidità pari a 100 (Euro) che investe in fattori a fecondità semplice da trasformare in prodotti finiti, a fine mese incasserà 102 dalla vendita dei suoi beni. Ogni mese l’imprenditore ripete la medesima operazione.

        Hp 2 (ricorso al fornitore): la situazione alternativa a sua disposizione è rappresentata dal ricorso alla dilazione di pagamento a 30 giorni concessagli dal fornitore di materie prime che chiede interessi impliciti, pari ad 1, sul valore delle materie stesse. A fine gennaio, l’imprenditore tornerà dal fornitore per estinguere il proprio debito in termini di capitale prestato ed interessi passivi, trattenendo la differenza tra il ricavato dalla vendita ed il debito in scadenza, e rinnoverà la richiesta di fornitura per il mese di febbraio con le stesse modalità e per tutti i mesi dell’anno: di fatto, l’imprenditore lavorerà anche coi soldi del fornitore e potrà così disporre del doppio del capitale iniziale, e quindi di un ritorno doppio, secondo il seguente schema riepilogativo di entrambe le ipotesi

 

Hp 1

         

Hp 2

       
                     
 

capitale al 01.01

 

100

   

capitale al 01.01

 

100+100

 

capitale al 31.12

 

124

   

capitale al 31.12

 

124+124

             

interessi impliciti al 31.12

12

             

capitale da restituire al 31.12

100

                     
 

Totale Netto

 

124

   

Totale Netto

 

136

 

Appare evidente il beneficio che spinge l’imprenditore a fare uso dei soldi degli altri. Ma questo è sempre vero?

In realtà no, perché può accadere che il tasso di ritorno dell’attività imprenditoriale sia più basso del tasso di remunerazione richiesta dal fornitore – nell’esempio seguente gli interessi impliciti sono pari a 3 per ogni mese ceteris paribus:

 

 

Hp 3

       
         
 

capitale al 01.01

 

100+100

 

capitale al 31.12

 

124+124

 

interessi impliciti al 31.12

36

 

capitale da restituire al 31.12

100

         
 

Totale Netto

 

112

 

Come si nota, il ricorso al fornitore esoso non solo non ha apportato benefici, ma addirittura ha peggiorato la situazione rispetto all’ipotesi autocratica. Se ne deduce che il ricorso al fornitore conviene solo se la “velocità” di produzione di ricchezza nel tempo supera quella di distruzione della ricchezza stessa per interessi da pagare.

Mi perdoneranno i puristi della Finanza se ho fatto i conti della serva e non ho scomodato i regimi di capitalizzazione della matematica finanziaria, nè ho parlato (in chiave economica) delle variazioni che subisce il ROI quando il capitale di giro (o capitale circolante netto in senso stretto) diminuisce per effetto della politica commerciale, ovvero diminuisce il capitale (netto!) complessivamente investito, ma il mio intento è quello di divulgare una Finanza accessibile a tutti.

Trasferendoci dal caso di scuola alla realtà, aggiungo che il ricorso alla dilazione consente all’imprenditore di rinunciare al finanziamento bancario con tutti gli ovvi benefici in termini di mancata corresponsione degli oneri finanziari (tasso passivo sullo scoperto di conto corrente, notoriamente alto) e mancata prestazione di annessa garanzia (personale o reale; pensate anche ai depositi a garanzia costituiti da obbligazioni subordinate, polizze index linked, derivati ……. brividi?).

Facile, no? Talmente facile, che la maggior parte degli imprenditori non applica questi ragionamenti, interessandosi solo ad attingere liquidità in maniera indiscriminata.

Concludo ricordando le parole di Roberto Bizzarri, professore universitario a Cassino e dottore commercialista in Roma, pronunciate durante un corso di formazione professionale di cui fui frequentatore circa un anno fa: “sono pochissimi gli imprenditori bravi veramente, e si riconoscono dal fatto che riescono subito, a mente, a fare i conti sui rendimenti dell’operazione e trattare coi fornitori per decidere con rapidità a quale fra loro è opportuno rivolgersi”.