L’odore dei soldi, secondo Vespasiano

Tito Flavio Vespasiano - Dritto di un sesterzio emesso a Pavia (71 D.C.)Originario di Rieti, Tito Flavio Vespasiano divenne imperatore romano all’età di 60 anni, quando dovette raccogliere la pesante eredità lasciatagli da Nerone, le cui degenerazioni politico-amministrative avevano prodotto una profonda crisi istituzionale ed economica.

Stimato sia dal senato che dal popolo romano per via del suo spirito sobrio, molto distante dai lussi e dagli sprechi che avevano contraddistinto i suoi predecessori, Vespasiano realizzò un’opera di revisione razionale del sistema di esazione fiscale, ma non per questo radicale fino a stravolgerne l’assetto. Senza ricorrere a nuove tasse, egli riuscì ad aumentare il gettito fiscale e risanare le malandate finanze imperiali.

Ecco perché oggi si ritiene che l’episodio della raccolta delle monete dal pavimento delle latrine pubbliche (i vespasiani), ed il gesto di annusarle, faccia parte della narrazione favolistica riassunta con la frase dal significato cinico “pecunia non olet”: i denari delle tasse derivanti dall’uso dei gabinetti, a differenza di quei posti, non emanavano alcun odore, ovvero il prelievo fiscale sui bisogni del popolo non era da considerarsi indecoroso.

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