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Si allunga la catena

 

Secondo IlSole24ORE, gli ultimi aggiornamenti della lista che riporta i nomi delle persone truffate da Madoff – sulla base delle accuse –  riguardano pensionati e dipendenti della Deutsche Bank.

 Gli aderenti, fra cui compaiono anche diversi Italiani, hanno accantonato risparmi nel fondo pensione complementare della banca d’investimenti tedesca che, al novembre dello scorso anno, iscriveva a bilancio uno dei fondi gestiti da Madoff per un totale dell’1,3% del patrimonio complessivo.

L’ultima riunione del CdA del fondo pensione ha provveduto a svalutare la partecipazione posseduta arrivando a dimezzarla, con un abbattimento pari a circa 1,9 milioni di Euro che rende bene la percezione dell’accaduto.

Se la finanza anticipa l’economia

 

Qualche giorno fa le Borse USA hanno reagito negativamente alla bocciatura del congresso statunitense al piano di Obama sul rilancio dell’economia che prevede, fra l’altro, la creazione delle bad banks, ovvero delle “discariche” create a seguito di un’opera di nazionalizzazione con l’intento di farvi confluire la melma dei titoli tossici il cui valore, ridotto al minimo, inquina i bilanci delle grandi banche americane.

Non si tratta semplicemente di posizioni ideologiche secondo cui, una volta socializzate le perdite, sarebbe poi altrettanto giusto condividere i profitti, in passato a vantaggio quasi esclusivo dei top manager responsabili della diffusione patologica della finanza creativa. Secondo l’economista Francesco Giavazzi, si sta manifestando una corretta presa di coscienza sulle conseguenze che verrebbero a patire i mercati a seguito della diffusione di aspettative inidonee alla logica di sviluppo della politica degli investimenti, sulla scorta dell’esperienza del New Deal all’epoca di Roosvelt.

Infatti, il rischio di interventi giuridici ed economici potenzialmente limitativi della libertà d’impresa, nell’attuale contesto misurato dalla riduzione dell’occupazione operata dalle imprese in maniera più rapida rispetto al calo della produzione (quando in passato è avvenuto il contrario), si traduce in aspettative degli imprenditori fortemente pessimistiche.

Dunque per gli USA si rende necessario, parallelamente ad altri interventi programmati, ripristinare gli ordini intervenendo con la politica fiscale in termini di spesa pubblica e tasse, ed intervenire in maniera sostanziosa dato che i numeri previsti dal piano dei giorni scorsi non apparivano sufficienti – in altre parole, non solo il piano non dettagliava le modalità di scambio dei titoli tossici, ma neppure l’intervento assumeva consistenza quantitativa ritenuta accettabile.

Ecco perché, nell’incertezza imperante sui risultati futuri di banche e imprese, gli operatori di Borsa hanno pensato di vendere.

Bot ai minimi storici

 

I Buoni Ordinari del Tesoro a 3 e 12 mesi sono stati collocati con rendimenti in calo, come conseguenza del crescente volume della domanda.

In particolare, i Bot annuali sono stati piazzati al tasso lordo pari a 1,374%, con una caduta di 0,4 punti sul precedente minimo storico che continua a descrivere la condizione di timore dei risparmiatori in fuga dalle borse verso titoli considerati sicuri.

La catena

 

Il liquidatore dei beni di Madoff, uno degli ultimi “guru” della finanza mondiale, ha finalmente ottenuto la compilazione dell’elenco di investitori (pubblicato dal Tribunale fallimentare di New York) che sarebbero stati raggirati dall’ex presidente del Nasdaq, secondo le accuse ideatore di una truffa da 50 miliardi di dollari.

L’utilizzo dei soldi sarebbe avvenuto seguendo il c.d. schema Ponzi, dal nome di un Italiano emigrato negli States a inizi ‘900, in base al quale gli interessi dei primi investitori in ordine temporale vengono pagati con gli apporti degli ultimi arrivati, ovvero non rappresentano il frutto di un’operazione di investimento.

Lo stratagemma, di cui storicamente si sono servite altre persone poi sparite nel nulla, è vecchio ma a quanto pare redditizio, e richiama alla mente il contenuto delle parole di uno dei più longevi economisti al mondo che ci ha lasciato 3 anni fa, l’americano J.K. Galbraith (che forse qualcuno di voi ricorderà per averne studiato sui testi di economia politica un algoritmo sulla rendita): ogni crisi finanziaria di grosse dimensioni insegna buone cose alle persone. “Occorrono circa 30 anni perché nascano i nuovi stupidi”.

Ritornano i bond

 

Le statistiche aggiornate alla prima metà del mese di gennaio mostrano il comportamento sorprendente degli investitori che sono tornati ad acquistare titoli obbligazionari societari compresi quelli legati ai mutui.

Il caso più paradossale è quello di Tyco International che ha visto diminuire il prezzo del suo titolo azionario a Wall Street e contemporaneamente salire quello del titolo obbligazionario sospinto dagli acquisti. Come se i soldi destinati dai risparmiatori finissero in due casse diverse!

Nonostante le stime di Moody’s prevedano che nel 2009 il 15% delle società emittenti diverranno insolventi come la Parmalat, l’attenzione crescente per i bond è un dato di fatto che non pochi analisti stanno cercando di interpretare.

L’ipotesi più affascinante è che i rendimenti di questi titoli si trovino ad un livello più elevato di quello che si prevede possano raggiungere i titoli azionari nell’attuale contesto di mercato. Se così fosse, tutto ciò avrebbe ripercussioni sulle attese di remunerazione della proprietà societaria innescando una corsa al rialzo del costo del capitale per aziende che si troverebbero “obbligate” a creare sempre più ricchezza per sopravvivere.

Investi responsabilmente

 

I soldi possono essere spesi, investiti o sperperati.

Tralasciando quest’ultima possibilità su cui non c’è bisogno di consiglio alcuno – come disse George Best: “In vita mia ho speso soldi per donne, auto e alcool, tutti gli altri li ho sperperati” – la differenza tra la spesa e l’investimento è piuttosto chiara quando si pensa ai soldi utilizzati per i viaggi e a quelli portati in banca per comprarci i Buoni del Tesoro.

L’investimento, dunque, presuppone la rinuncia all’utilizzo immediato del denaro in cambio di un premio futuro (gli interessi).

Quanti pensano che il rendimento dei titoli di Stato è sicuro?

Scommetto che siete in tanti, perché se avete lasciato in banca 100, dopo 1 anno vi hanno restituito 103.

E l’inflazione? E se dopo aver rinunciato ad acquistare il pane con quei 100, dopo 1 anno il fornaio vi chiede 104?

Senza creare allarmismi, è giusto che tutti siano consapevoli che a questo mondo non esiste nulla di certo quando si parla di impiego dei soldi, ma esistono sempre dei rischi qualificabili (e purtroppo non quantificabili) da tenere sotto controllo, se possibile, se siamo bravi, o se ci danno il suggerimento giusto che nella quasi totalità dei casi coincide con quello disinteressato.

Quando il risparmiatore rivolge al proprio consulente (bancario, assicuratore o promotore che sia) la fatidica richiesta “voglio guadagnare”, il bravo professionista risponde: “rispetto a cosa? All’inflazione? Ai Bot? Alle Borse?”. Questo perché ogni livello di guadagno è correlato ad un certo grado di rischio, e l’etica professionale impone ad ogni consulente di rendere cosciente il proprio assistito che elevati margini di guadagno sperato si collegano ad altrettanto elevati rischi di oscillazione del valore dei propri investimenti (in accezione negativa, nella fattispecie) e a tempi lunghi di maturazione dei benefici, anche decenni. Il guadagno “tanto, facile e subito” non esiste, toglietevelo dalla testa!

Focalizzatevi sul COME, più che sul COSA. Ai tanti che mi hanno chiesto dove investire i propri risparmi, ho sempre risposto e continuerò a rispondere di investire in previsione dei tempi necessari a recuperare quei soldi per le spese programmate, pretendere di essere messi in condizione di sapere cosa accade nella migliore come nella peggiore delle ipotesi sui possibili scenari dei mercati finanziari, ed infine scegliere più di una forma di investimento: se il mare si agita, meglio caricare le merci su 10 navi diverse anziché rischiare il naufragio dell’unico mezzo utilizzato per il trasporto.