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L’eterna condanna di Madoff

 

La condanna era facilmente prevedibile, ma fa ugualmente effetto perché carica di un forte significato simbolico: a Bernard Madoff, per la sua gigantesca frode finanziaria, sono stati comminati 150 anni di galera dai giudici di Manhattan.

Arrestato lo scorso inverno, Madoff aveva confessato ai giudici la costruzione fantastica del suo impero finanziario tirato su in applicazione dello schema ideato molti anni fa dall’emigrante italiano Ponzi (http://www.questidenari.com/?p=305).

Dopo le scuse presentate a tutti, clienti e familiari, la condanna aiuterà Madoff, e non solo lui, a riflettere sui danni cagionati e le sofferenze fatte patire a tante persone, per quanto appare difficile che il protagonista di questa brutta pagina di storia della finanza mondiale potrà utilizzare utilmente tutto il tempo a disposizione.

 

Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/06/Madoff-chiesta-condanna-a-150-anni.shtml?uuid=e5a339fa-6304-11de-8b2a-9ebaaabf1752&DocRulesView=Libero

Chi soffia sul petrolio

 

Sono bastate le dichiarazioni del presidente dell’OPEC a far risollevare la testa alle quotazioni dell’oro nero, sceso due giorni fa sotto quota 67 dollari prima delle parole di Jose Maria Botelho de Vasconcelos.

Gli attuali livelli compresi tra i 60 e i 70 dollari sono giudicati sufficienti a sostenere solo una parte degli investimenti programmati di settore, e quindi non ancora adeguati per la totalità degli interventi. Inoltre, secondo il segretario Opec Abdallah El Badri, il prezzo di 100 dollari non minaccerebbe la ripresa economica mondiale.

Dobbiamo dunque aspettarci nuove fiammate che sospingeranno il petrolio sino alla soglia degli 80 dollari?

Basteranno a tutelare i nostri portafogli le secchiate d’acqua degli economisti e delle autorità politiche che rinnovano le paure sull’allontanamento della ripresa a livello globale?

Il tasso base in stallo per l’intera estate?

 

Anche Morningstar – di cui trovate il link a fondo articolo – riferisce l’incertezza delle autorità monetarie sull’attuale condizione economica in cui versano gli Stati sovrani europei.

I dati macro appaiono contrastanti, con la Spagna che registra la ripresa di fiducia dei consumatori e la Francia alle prese con un deficit atteso piuttosto elevato rispetto al PIL, né i risultati delle elezioni appena concluse sembrano assumere rilievo ai fini della produzione di effetti economici regionali.

Il mantenimento del tasso base – inalterato all’1% durante l’ultima riunione della Bce (http://www.questidenari.com/?p=663) – ha coinciso col mantenimento del programma di acquisto dei covered bond (http://www.questidenari.com/?p=591), ad indicare che ulteriori manovre a sostegno dell’economia sarebbero rimandate a settembre, quando le idee degli economisti saranno più chiare.

Un ulteriore spunto utile alla comprensione delle difficoltà attuali è fornito dallo scarso gradimento della Germania espresso il 3 giugno scorso in merito all’estensione della politica di acquisto dei covered bond alle obbligazioni di debito pubblico, giudicata lesiva dell’indipendenza della banca centrale: lo stesso Trichet – prontamente – ha dichiarato che il cancelliere Angela Merkel “appoggia completamente e rispetta” l’indipendenza della Bce.

 

(Fonte:http://www.morningstar.it/it/funds/article.aspx?articleid=80553&categoryid=60&refsource=newsletter)

Tassi fermi nell’Eurozona

 

Le previsioni al ribasso del PIL nella zona Euro, associate a quelle altrettanto negative dell’inflazione, quest’oggi hanno indotto la Bce a lasciare invariato il tasso base.

Secondo il presidente Trichet, pertanto, il costo del denaro pari all’1% è da considerarsi adeguato all’attuale contesto economico che si avvierà verso uno scenario di ripresa solo nel 2010 (www.corriere.it).

C’è da augurarsi che tali ultime indicazioni siano recepite pure dagli operatori di Borsa: le contrattazioni delle ultime settimane, difatti, hanno prodotto un’impennata del prezzo al barile del petrolio la cui spiegazione è di natura unicamente speculativa.

 

Dove vanno i tassi

 

La risalita dell’Euribor, dopo otto mesi di ribassi, è ormai un evento che ci obbliga a riflettere se sul fronte tassi sta per accadere qualcosa di sostanzialmente nuovo.

Forse solo per questioni emozionali, le paure sull’eccesso di liquidità del sistema finanziario inducono a pensare che i consumatori possessori di moneta acquisterebbero beni sospingendo così i prezzi nel vortice della dinamica inflativa; e sempre solo perché ci piacerebbe immaginare l’economia al galoppo, i segnali di ripresa manifestati da alcuni settori ormai non possono più essere ignorati. L’interrogativo principale, tuttavia, riguarda l’intensità di questa ripresa, perché ad oggi nessuno è in grado di comprendere se al prossimo inverno si potrà parlare di fine della recessione o di qualche fiammata illusoria.

D’altro canto, la Bce potrebbe anche cambiare idea sull’attuale livello minimo del tasso base, lasciandolo inalterato diversamente dai contenuti delle ultime dichiarazioni di Trichet sul possibile ritocco al ribasso: e i mercati finanziari, al solito, fanno tesoro dei rumors e anticipano.

Nella babele di segnali contraddittori, inseriamo pure la politica Bce sull’acquisto dei covered bond (http://www.questidenari.com/?p=591), la cui dibattuta realizzazione potrebbe avvenire attraverso un’operazione di sterilizzazione atta a mantenere inalterata la quantità di moneta circolante nel sistema finanziario, e conseguenti riflessi sui tassi. Se aggiungiamo pure i dubbi sulle modalità di realizzazione di detta operazione sterilizzata, che potrebbe comportare lo smobilizzo di titoli di Stato dal bilancio Bce, allora il quadro è completo.

I covered bonds per i tassi dell’Eurozona

 

Come si legge dal bollettino mensile della European Central Bank (www.ecb.int), fra le misure a sostegno dell’economia vi saranno anche quelle “non convenzionali” relative all’acquisto diretto di covered bonds, ovvero obbligazioni garantite, da parte della stessa banca responsabile dell’euro.

Questi bond strutturati rappresentano titoli di debito garantiti dalle banche in ordine alla corresponsione delle cedole periodiche e alla restituzione del capitale a scadenza, pagamenti tutti legati ai flussi finanziari rivenienti da un portafoglio crediti costituito da mutui per acquisto casa. Se si aggiunge l’obbligo di rimborso a carico dell’emittente – le banche, al fine di evitare il default del portafoglio, saranno chiamate a rispondere col proprio capitale – si comprende che l’elevato rating (il massimo) è uno dei fattori su cui punta la BCE per procedere all’acquisto di titoli affidabili il cui prezzo, per effetto dell’incremento della domanda, è destinato a salire calmierando i tassi.

Nei giorni scorsi gli effetti della riduzione ultima del costo del denaro (http://www.questidenari.com/?p=578) e delle dichiarate intenzioni di procedere alle operazioni “non convenzionali”, conseguenti all’analisi di una condizione economica che appare traslare in avanti i tempi della ripresa, hanno prodotto un abbassamento marcato dell’Euribor e dell’Irs (tasso di riferimento per gli intestatari di mutuo a tasso fisso) a 5 anni – per quanto non sia questa la scadenza a cui sono interessati i mutuatari. Diversamente, le successive scadenze Irs hanno fatto segnare un rialzo trainato dai rendimenti dei titoli governativi tedeschi, saliti per effetto del recente andamento positivo delle Borse e delle attese maturate sulle ingenti prossime emissioni di Bund programmate per il 2009 (www.ilsole24ore.com).