Aspettando Trichet: mutuo a tasso fisso o a tasso variabile?

Moderata ripresa economica e aumento delle quotazioni del petrolio (http://www.questidenari.com/?tag=aspettative-tassi). L’incremento del costo base del denaro, atteso ad aprile 2011 come mai lo è stato dalla prima metà del 2009 dopo le parole del presidente Bce attento alla spirale inflazionistica, porta conseguenze di varia natura per le tasche dei risparmiatori e dei mutuatari.

In particolare fra questi ultimi – coloro che si apprestano a richiedere un mutuo casa, o quanti già si trovano a corrispondere le rate parametrate al tasso variabile per consistenti importi erogati dalla banca – sorgono problemi per l’aumento del pagamento periodico. I primi sono indecisi fra le possibili soluzioni, dato che negli ultimi mesi i rialzi hanno interessato sia i tassi fissi che i variabili, i secondi potrebbero trovare motivazioni a cambiare la situazione esistente.

Pertanto, quale sarebbe oggi la scelta del mutuo ottimale?

E’ possibile avvicinarsi alla risposta – in ogni caso senza trascurare la propria sfera psicologica – aiutandosi attraverso considerazioni di natura spicciola sull’esborso mensile nei due diversi casi di un mutuo a tasso variabile, legato all’Euribor 3 mesi pari all’1.18%, e di un mutuo a tasso fisso legato all’Irs 25 anni pari al 3.8%. In entrambi i casi l’importo erogato è pari a 150.000 euro, lo spread è l’1% e la durata è 25 anni.

Da un qualsiasi preventivatore on line, inserendo i valori dei tassi ultimi aggiornati al 7 marzo, si ottengono le rate mensili per 648 euro e 859 euro che farebbero immediatamente propendere per la prima soluzione a tasso variabile, con un risparmio di oltre 200 euro al mese.

Tuttavia, dato che il tasso variabile – per definizione – è soggetto a cambiamenti nel tempo, è opportuno considerare le previsioni al rialzo della stessa scadenza Euribor secondo le valutazioni degli operatori al 4 marzo espresse dai future sul mercato Liffe di Londra (ad esempio):

mar12: 2,38%

mar13: 2,905%

mar14: 3,215%

mar15: 3,55%

fino ad arrivare al “pareggio” con l’attuale tasso fisso nel marzo 2016 (3,795%).

L’applicazione dei tassi fissi e variabili ad importi di capitale sempre inferiori, decrescenti annualmente per via della restituzione delle quote capitale insite nelle rate, comporta per i prossimi 5 anni un esborso totale per il mutuo a tasso fisso di circa 5.500 euro superiore a quello del mutuo a tasso variabile.

In altri termini, se sono giuste le previsioni degli operatori di mercato, chi sceglie il tasso fisso deve mettere in conto di spendere, per i prossimi 5 anni, una media di circa 1.100 euro l’anno in più rispetto a chi sceglie il tasso variabile. Successivamente, un ulteriore innalzamento del tasso Euribor invertirebbe i ruoli consentendo il beneficio di rate più basse ai titolari di mutuo a tasso fisso, ma è agevole comprendere che il periodo dei prossimi mesi, caratterizzati da un debito residuo più alto e da previsioni sui tassi più attendibili, è da tenere in maggiore considerazione nella scelta personale di ciascun mutuatario rispetto ai periodi degli anni a seguire.

(si legga anche la risposta al quesito di un lettore nel luglio 2012)

(e ancora la risposta alla domanda di un utente l’11 settembre 2013)

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