La misura del rischio finanziario /3 – La quantificazione dell’effetto Leva Finanziaria

Le formule ed i grafici sinora evidenziati (http://www.questidenari.com/?p=1481) sono tornati utili a comprendere la logica della Leva Finanziaria.

Piuttosto che procedere ad ulteriori elaborazioni concettuali di questi principi, ritengo opportuno produrre una tabella, di lettura immediata, per sottoporre alla verifica dei numeri il senso delle stesse proposizioni.

Tav. 3

Tav. 3: quantificazione dell'effetto leva finanziariaData la situazione di partenza, riprodotta nella colonna di sinistra della Tav. 3, un incremento del quoziente d’indebitamento (∆q = +20%) – dovuto al solo aumento del debito – determina una maggiorazione del ROE che passa dal 10,8% al 13,2%; non dimenticate che ciò avviene perché il ROI (15%) supera il costo del debito (i = 8%).

Nelle stesse condizioni, una pari diminuzione del quoziente di indebitamento (∆q = -20%) determina un abbassamento del ROE (perché è diminuito il coefficiente angolare della retta), e quindi produce una Leva Finanziaria negativa – anche se, per una ragione di ordine trigonometrico, l’effetto leva si presenta inferiore al precedente in valore assoluto: LF fa registrare -1,3%, in termini di minor ROE, contro il vecchio +2,4%.

Si noti che il valore di LF non è stato calcolato per non creare confusione, ma comunque esiste, nel caso in cui l’indebitamento è pari al livello iniziale q = 0,3 (c.f.r. ultima riga della 1° colonna in Tav. 3): esattamente, LF è pari al ROE registrato per il menzionato quoziente d’indebitamento meno il ROE che si sarebbe ottenuto ponendo q = 0 nella formula [2].

Se ora volessimo apportare uno shock al nostro schema, ad esempio quello che si realizzerebbe a seguito di una modificazione nella struttura dei costi, verificheremmo ulteriormente la validità del modello matematico in ordine alla possibilità di misurare la Leva Finanziaria.

Infatti, supponiamo che l’azienda riesca ad abbattere in una certa misura i costi variabili (una situazione migliorativa rintracciabile nell’ottenimento di prezzi di fornitura scontati appare più realistica dell’abbattimento dei costi fissi per macchinari ed impianti) ovvero a portare il reddito operativo (RO) dal valore 15 a 20; la situazione iniziale (q = 0,3) e le due ipotesi di aumento e diminuzione del debito che abbiamo già valutato, rispettivamente identificate con q = 0,5 e q = 0,1 come sintetizzate nella Tav. 4, si prestano ad essere paragonate alle identiche situazioni di Tav. 5 in cui l’unico parametro modificato è il reddito operativo che sale nella misura descritta:

Tav. 4: RO = 15

Tav. 4: leva finanziaria e reddito della gestione operativa

Tav. 5: RO = 20

Tav. 5: leva finanziaria e reddito della gestione operativa efficientata

Il confronto tra le due Tavole esplicita in maniera ancora più efficace il senso del ricorso al debito per l’azienda in condizioni di equilibrio economico: l’incremento del RO, che a parità di condizioni si tradurrebbe nell’aumento del ROE pari a circa 4,2 punti percentuali attraverso il passaggio dal 10,8% al 15%, se associato all’aumento del debito conduce lo stesso ROE (sempre dall’iniziale 10,8%) al 19,2%, per un differenziale di 8,4 punti percentuali. Praticamente il doppio! La Leva Finanziaria (pari a 4,1% nell’esempio), dunque, ha svolto il ruolo di “moltiplicatore” dell’efficienza della gestione operativa.

Se volessimo verificare i numeri isolando la variabile ROI a parità di incremento del quoziente di indebitamento, dovremmo riferirci alla sola seconda colonna delle Tavv. 4 e 5: il beneficio misurato da LF risulta più spiccato, con un ∆ che passa da 2,4% (Tav. 4) a 4,1% (Tav. 5), quando si verifica l’abbattimento dei costi operativi. Da ciò traiamo un’informazione in più: la Leva Finanziaria amplifica (come sappiamo) il rendimento percentuale del patrimonio netto, ed accentua la sua azione in concomitanza di un più elevato livello di ROI.

Idem per la terza colonna delle due Tavole, ma stavolta in senso peggiorativo: la decurtazione del ROE, a parità di diminuzione del debito, è più forte in presenza dell’efficientamento della struttura operativa (LF = -2,2% contro il vecchio -1,3%).

E questo è proprio il senso della nostra analisi: gli esempi numerici esposti, inequivocabilmente, dimostrano che la variazione del debito “esalta” o “deprime” il tasso di remunerazione della proprietà, e la sua azione è tanto più intensa al crescere del rendimento dei capitali investiti come si nota subito dal grafico successivo:

Tav. 6: quantificazione della Leva Finanziaria per diversi livelli del ROI e del quoziente d’indebitamento

Tav. 6: quantificazione della leva finanziaria al variare del ROI e del debito

La lettura del grafico di Tav. 6 nel senso inverso del passaggio dal 20% al 15% del ROI, ovviamente, ci restituisce un più contenuto effetto leva per i diversi livelli d’indebitamento.

(continua http://www.questidenari.com/?p=1619)

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