BTP€i 10 anni (ISIN IT0005004426): collocamento 12 marzo 2014

Mercoledi 12 marzo 2014, con regolamento 19/03/2014, mediante sindacato è stata collocata la prima tranche del nuovo titolo BTP€i indicizzato all’inflazione dell’area euro, con esclusione dei prodotti a base di tabacco.

I BTP€i 10 anni (ISIN IT0005004426; emissione e godimento 15 marzo 2014; scadenza 15 settembre 2024; tasso d’interesse annuo lordo 2,35% pagato in due cedole semestrali) hanno fatto registrare rendimento annuo lordo all’emissione del 2,39% (base 365 gg.) derivante dal prezzo di aggiudicazione (prezzo di collocamento) 99,755, richieste per 11,38 miliardi di euro e sono stati assegnati (emessi) per l’importo di 4,5 miliardi di euro.

Fonte: MEF

(per l’asta dei BTP€i 10 anni: “Asta Ctz, BTP€i 10 anni e BTP€i 15 anni del 24 aprile 2014“)

Asta 13 marzo 2014: Btp 3 anni, Btp 7 anni, Btp 15 anni e Btp 30 anni

Per giovedi 13 marzo 2014, in asta marginale e con regolamento 17/03/2014, il MEF ha disposto l’emissione dei titoli di Stato relativi ai Buoni del Tesoro Poliennali triennali, ai Btp 7 anni, ai Btp 15 anni e ai Btp 30 anni.

I Btp 3 anni (ISIN IT0004987191, emissione 15/01/2014, scadenza 15/12/2016, tasso d’interesse annuo lordo 1,50%, data pagamento cedola 15 giugno 2014, prima cedola corta con tasso lordo pari a 0,622253% corrispondente ad un periodo di 151 giorni su un semestre di 182 e scadenza cedole successive il 15 dicembre e 15 giugno di ogni anno, giorni dietimi 61) sono offerti in quinta tranche per ammontare nominale dell’emissione da un minimo di 3 miliardi di euro ad un massimo di 3,5 miliardi di euro ed avevano fatto segnare rendimento lordo dell’1,41% nell’asta dello scorso 13 febbraio.

Nella mattinata di giovedi i Btp triennali hanno fatto registrare rendimento lordo in discesa al minimo storico dell’1,12%, prezzo di aggiudicazione 101,04 e rapporto di copertura 1,44 derivante da richieste per oltre 5,057 miliardi di euro (assegnato l’importo massimo offerto).

I Btp 7 anni (ISIN IT0004966401, emissione 16 ottobre 2013, scadenza 1° maggio 2021, tasso d’interesse annuo lordo 3,75%, data pagamento cedola 1° maggio 2014, giorni dietimi 136) sono offerti in sesta tranche per ammontare nominale dell’emissione da un minimo di 1,5 miliardi di euro ad un massimo di 2 miliardi di euro ed avevano fatto segnare rendimento lordo del 3,02% nell’asta dello scorso 13 febbraio.

Nella mattinata di giovedi i Btp 7 anni hanno fatto registrare rendimento lordo in discesa al 2,71%, prezzo di aggiudicazione 106,79 e rapporto di copertura 1,63 derivante da richieste per quasi 3,269 miliardi di euro (assegnato l’importo massimo offerto).

I Btp 15 anni (ISIN IT0004889033, emissione 22 gennaio 2013, scadenza 1° settembre 2028, tasso d’interesse annuo lordo 4,75%, data pagamento cedola 1° settembre 2014, giorni dietimi 16) sono offerti in quattordicesima tranche per ammontare nominale dell’emissione da un minimo di 1 miliardo di euro ad un massimo di 1,5 miliardi di euro ed avevano fatto segnare rendimento lordo del 4,26% nell’asta dello scorso 13 gennaio.

Nella mattinata di giovedi i Btp 15 anni hanno fatto registrare rendimento lordo in discesa al minimo storico del 3,85% dall’introduzione dell’euro, prezzo di aggiudicazione 110,31 e rapporto di copertura 1,47 derivante da richieste per oltre 2,21 miliardi di euro (assegnato l’importo massimo offerto).

I Btp 30 anni con vita residua 23 anni (ISIN IT0003934657, decorrenza 1° agosto 2005, scadenza 1° febbraio 2037, tasso d’interesse annuo lordo 4%, data pagamento cedola 1° agosto 2014, giorni dietimi 44) sono offerti in ventiduesima tranche per ammontare nominale dell’emissione da un minimo di 500 milioni di euro ad un massimo di 750 milioni di euro ed avevano fatto segnare rendimento lordo del 4,53% nella precedente asta del 14 ottobre 2010.

Nella mattinata di giovedi i Btp trentennali off-the-run hanno fatto registrare rendimento lordo in discesa al 4,01%, prezzo di aggiudicazione 100,38 e rapporto di copertura 1,82 derivante da richieste per oltre 1,366 miliardi di euro (assegnato l’importo massimo offerto).

Fonte: Dipartimento del Tesoro

(per la prossima asta dei Btp 3 anni e dei Btp 7 anni: “Asta 11 aprile 2014: Btp 3 anni, Btp 7 anni e Btp 30 anni“)

(per la prossima asta dei Btp 30 anni con scadenza 2037: “Asta 13 maggio 2014: Btp 3 anni, Btp 7 anni e Btp 30 anni (vita residua 20 e 23 anni)“)

Previsioni Euribor e Irs a marzo 2014

Tanto rumore per nulla, oltre ad essere il titolo di un’opera già scritta, potrebbe essere la definizione appropriata per quegli operatori che sui mercati avevano caldeggiato la soluzione dell’intervento Bce per il mese di marzo. Tra queste piazze compariva il Liffe, mercoledi di nuovo orientato al ribasso dei tassi.

E invece non solo i tassi base restano fermi a marzo (Refi 0,25%), ma non si è neppure verificata la sterilizzazione dell’attuale programma di acquisto obbligazioni pubbliche che avrebbe aumentato la liquidità tra le banche per favorire i prestiti tra gli istituti o verso i privati.

Tra gli argomenti contrari a tale ultima soluzione, come è facilmente comprensibile, vi sono le resistenze tedesche finalizzate a tenere marcate le differenze con la politica americana del QE e (soprattutto) a tenere indenne il programma Omt da tentazioni di analoga mancata sterilizzazione.

Non cambiano in maniera significativa le stime della Bce in ordine ai dati sull’inflazione e sul Pil (in lieve rialzo), ma ora le scelte sono maturate sulla base di proiezioni che coprono il periodo fino al termine del 2016.

Le parole pronunciate giovedi da Mario Draghi hanno prodotto immediati ribassi dei futures sul Bund (minimo di giornata attorno alle ore 15:00 per l’Eurex) e sull’Euribor 3 mesi. Sul mercato dei derivati di Londra i tassi attesi hanno fatto segnare rialzi giornalieri inusitati per 3 centesimi sulle prime due scadenze in scaletta, increspature fino a 4 centesimi sul resto del tratto breve e fino oltre 6 centesimi sul medio termine, dove sarebbe stato lecito attendersi maggior cautela per la contrazione delle vendite al dettaglio per la quinta volta negli ultimi sei mesi (indice Markit Eurozone Retail PMI).

Il messaggio del consiglio direttivo, che raffredda fino quasi a congelare le aspettative di un qualsiasi intervento prossimo, è arrivato venerdi anche sul mercato interbancario dove i tassi hanno subito rialzi non giustificati dalla minima flessione dell’eccesso di liquidità nel sistema attorno a quota 120 miliardi di euro: l’Euribor 3 mesi, caratterizzato da variazioni minime nel corso delle ultime settimane, è salito dallo 0,287% allo 0,299% del 7 marzo 2014. Incremento giornaliero di 16 millesimi per l’Euribor 12 mesi.

Detti aumenti, la settimana prossima, potrebbero consolidarsi in considerazione della restituzione di 11,4 miliardi di euro per i rimborsi anticipati Ltro 2011 e 2012 che, assieme ai flussi dell’asta settimanale, metteranno a rischio la consistenza del “cuscinetto” di liquidi.

Nella tabella dei tassi Euribor 3 mesi previsti sul Liffe in data 07/03/2014, più che lo scivolamento in avanti nel tempo delle attese di intervento dell’autorità monetaria, si riflette lo stato di disillusione che inverte la tendenza sul breve (quota 0,32% per metà marzo prossimo, superiore al fixing e praticamente stabile per tutto l’anno); trascinati al rialzo i valori delle scadenze successive, sui quali ha avuto peso il dato sulla produzione industriale della Germania in aumento a gennaio. L’Euribor 3 mesi continua ad essere visto sopra l’1% nel 2017.

Le previsioni di inizio febbraio che circoscrivevano il tasso Irs 10 anni in un intorno di quota 1,9% sono state rispettate nelle precedenti settimane, anche se la crisi politica ucraina ha accentuato la corsa al titolo rifugio del Bund favorendo la caduta del parametro a 1,81%, ovvero al limite inferiore del range ipotizzato.

La situazione delineata a fine gennaio, quando gli operatori presero atto dell’irreversibilità del piano di rientro americano dal Quantitative Easing, continua a comportare la disponibilità di liquidità per le vendite che colpiscono i titoli dei mercati emergenti asiatici ed il conseguente utilizzo della stessa per l’acquisto degli obbligazionari pubblici del vecchio continente.

In Europa, in particolare, è salito non soltanto il prezzo dei titoli degli emittenti più affidabili, aiutati da sacche di deflazione sparse per i Paesi periferici, ma anche il corso del reddito fisso che fino a poco più di un anno fa era stato nell’occhio del ciclone (Grecia, Portogallo e Irlanda): la riduzione dello spread italiano sotto i 180 punti base per la durata decennale, minimo negli ultimi tre anni toccato subito dopo l’avvicendamento del governo Renzi, è un dato eloquente – almeno quanto i minimi in asta sul primario di pochi giorni prima – in merito all’attuale ristrettezza del rischio “contagio”. Ovviamente lo schiacciamento della curva dei rendimenti europei, accompagnato solo a tratti da una riduzione della volatilità, è risultato più accentuato sulle durate inferiori dove agisce lo scudo protettivo della Bce.

Gli ultimi dati in chiaroscuro sull’occupazione americana, aumentata in apparente contrasto con il tasso di disoccupazione in crescita al 6,7%, non dovrebbero far sorgere dubbi sulla continuazione del tapering: in proposito la presidente Yellen ha affermato che soltanto una drammatica deriva economica potrebbe ostacolare la decisione di ridurre progressivamente gli acquisti di titoli Usa da parte della Fed e comportare il contestuale mantenimento della quantità di denaro immesso mese dopo mese. Anche per il rafforzamento dell’euro su dollaro (causa mancato intervento Bce) che alimenta la paura di ulteriori deprezzamenti del biglietto verde e dirotta i capitali sull’Europa più che sugli States, crescono le attese di nuovi acquisti sui governativi europei, soprattutto per la carta periferica a più alto rendimento e, in particolare, per l’Italia tornata in territorio positivo in termini di Pil (+0,1%). L’Irs 10 anni, parametrato invece al rendimento dei titoli core, è tornato a salire all’1,92% il 7 marzo 2014.

La mancanza di copertura per le aste dei titoli tedeschi, istituite la settimana scorsa, suggerisce il raggiungimento, o l’immediata vicinanza, del punto di minimo per il rendimento dei Bund: i titoli tedeschi non dovrebbero essere oggetto di numerosi acquisti anche per i motivi alla base dei dati sulla buona produzione tedesca (supra).

Con l’incognita maggiore rappresentata dalla crisi tra Ucraina e Russia che in caso non trovasse soluzione tornerebbe a premiare i Bund col fenomeno fly to quality, per le prossime settimane l’Irs 10 anni è visto gravitare al rialzo sopra quota 1,95%.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor 3 mesi del 14 marzo 2014“)

(per le attese del prossimo mese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs: aprile 2014“)

Bot 12 mesi: asta 12 marzo 2014

Per mercoledi 12 marzo 2014, con regolamento 14/03/2014, il MEF ha disposto l’emissione dei Buoni Ordinari del Tesoro annuali col sistema di collocamento dell’asta competitiva.

I Bot 12 mesi (ISIN IT0005002990, emissione 14/03/2014, scadenza 13/03/2015, durata 364 giorni) sono offerti in prima tranche per un importo pari a 7 miliardi di euro ed avevano fatto registrare rendimento medio ponderato pari allo 0,676% nell’asta dello scorso 12 febbraio.

I Bot annuali, nella mattinata di mercoledi, hanno fatto registrare rendimento medio ponderato in discesa al minimo storico dello 0,592% e prezzo medio ponderato 99,405; la domanda è stata pari a quasi 10,701 miliardi di euro e il bid-to-cover si è attestato a 1,53 (assegnato l’intero importo offerto). Il rendimento semplice lordo scende al rendimento semplice netto minimo dello 0,218% una volta applicata la ritenuta fiscale e sottratte le commissioni bancarie massime secondo Assiom Forex.

Fonte: Dipartimento del Tesoro

(per la prossima asta dei Bot annuali: “Bot 12 mesi: asta 10 aprile 2014“)