Previsioni Euribor e Irs a novembre 2012. Obamanomics is yet to come

Inflazione ancora abbastanza alta, ben al di sopra del 2%, ma tassi di interesse confermati per la quarta volta consecutiva dalla Banca centrale europea (operazioni di rifinanziamento principali 0,75%; operazioni di rifinanziamento marginale 1,50%; depositi presso la banca centrale 0,00%) che, con un comportamento in linea con le attese, non ha determinato variazioni significative nelle condizioni di scambio del denaro all’interno del circuito interbancario.

L’Euribor 3 mesi, che nelle ultime due settimane è risultato in vistoso rallentamento e si è fermato per più di qualche seduta, ha toccato venerdi 9 novembre 2012 il nuovo minimo storico a quota 0,193%. Praticamente piatto anche l’andamento delle scadenze più brevi, mentre sembrano esserci altri margini di erosione per l’Euribor 6 mesi (fixing 0,366%) e per l’Euribor 12 mesi su base 360.

Con l’election day i tassi future sul Liffe, dopo giornate abuliche, hanno conosciuto ribassi da 1 a 7 centesimi lungo tutta la scaletta che si sono ripetuti, con minor intensità, venerdi scorso a causa delle continue preoccupazioni per il quadro economico generale, per la solita Grecia e per la Spagna intenzionata a rinviare a data da destinarsi la richiesta di aiuti finanziari.

Al 9 novembre 2012 l’Euribor 3 mesi è visto ancora in calo di circa due centesimi per metà dicembre 2012, quindi al minimo per marzo dell’anno prossimo e poi di nuovo in quota 0,19% a fine 2013.

Nulla di nuovo sul fronte depositi overnight presso Bce e conto corrente: 257 + 519 miliardi di euro rappresentano l’enorme massa di liquidità che giovedi scorso è rimasta custodita nell’istituto centrale senza raggiungere l’economia reale di alcuni Paesi dove l’accesso al credito per famiglie e imprese non è aiutato, e dove le banche – ha ricordato Draghi – devono rafforzare i bilanci per evitare richieste di aiuti.

La Bce continua a monitorare la condizione economica europea improntata all’incertezza e alla debolezza, con un rallentamento generale a cui fa riscontro un atteggiamento benevolo dei mercati indotto più dalle dichiarazioni di intervento con lo scudo anti-spread che dall’analisi dei dati macro.

La politica dei singoli Stati è impegnata nella realizzazione di riforme strutturali che sinora evidenziano progressi apprezzabili, soprattutto nel campo del lavoro, ma molto lenti.

L’effetto congiunto del consolidamento fiscale e della prontezza con cui può intervenire sui mercati l’istituto centrale, tuttavia, ha prodotto effetti incoraggianti visibili nella ripresa delle emissioni corporate e nell’abbassamento dei rendimenti delle obbligazioni pubbliche europee.

Nell’ultimo mese e mezzo le oscillazioni del prezzo del Bund sono state relativamente contenute grazie all’intervento della Bce, basato sulle intenzioni anti-spread non ancora messe in pratica ma sufficienti, non appena dichiarate con l’acronimo Omt, a far desistere i mercati dal porre in essere pratiche speculative. In sostanza, sotto l’ombra protettrice della banca centrale non sussistono motivi di panico per fare incetta del titolo rifugio né per liberarsene del tutto, considerato che la Germania scivola verso la stagnazione e che la Francia si è unita ai Paesi periferici in recessione, fra i quali Italia e Spagna.

In aggiunta la scarsa volatilità sarebbe stata favorita dall’attesa per l’esito delle presidenziali americane, coi mercati finanziari in stand-by a tifare per il candidato Romney supportato dalle grandi banche che, in caso di vittoria, avrebbe dato forza alle tesi di austerity sposate nell’Europa centrale in contrapposizione al modello negativo rappresentato per decenni dall’Europa del Sud.

La vittoria di Obama, la cui candidatura è stata finanziata dall’industria hi-tech e delle comunicazioni, ha sancito la conferma del presidente che più di ogni altro, nell’arco della storia americana, ha aumentato il debito pubblico (+50%) nel corso del mandato quadriennale ma non costituirà per forza di cose un elemento di continuità col passato. Dopo aver lanciato l’ultimo slogan sul “meglio che deve ancora venire” e dopo aver messo d’accordo le piazze finanziarie, da Wall Street alle europee tutte in rosso, il numero uno della Casa Bianca dovrà anzitutto valutare la vera natura del Congresso americano, con i ricchi repubblicani in maggioranza nella Camera dei Rappresentanti difficilmente disposti ad aumentarsi la pressione fiscale; quindi fare i conti con l’automatismo dei tagli alle spese (600 miliardi di dollari) e dell’aumento delle tasse (fiscal cliff) per la riduzione del disavanzo a stelle e strisce che, senza una proficua intesa tra forze politiche, si stima possa portare gli States in recessione con un abbattimento del Pil fino a 4,5 punti percentuali. Un’ipotesi devastante, in stile hurricane Sandy, alla luce del minacciato declassamento del giudizio sul debito federale e della mole ingente di titoli di Stato (Treasuries) acquistati dalla Federal Reserve, che ultimamente ha dato il via al terzo quantitative easing dagli effetti piuttosto blandi.

E’ questo, tra l’altro, uno dei motivi per cui in Europa le autorità si guardano bene dall’attivare ulteriori misure di politica monetaria che fanno uso di strumenti convenzionali e non, dalle quali scaturirebbero condizioni di rischio più che benefici.

Sia pur in considerazione della ben diversificata economia mondiale, lo scenario di un Nord-America in recessione avrebbe ricadute spiacevoli per l’economia del vecchio continente e di altre realtà come la Cina, alle prese con le riforme e con una crescita “rallentata” al 7,4% rispetto all’incremento medio pari al 10% del Pil sperimentato negli ultimi 33 anni.

Non a caso negli ultimi giorni sono piovute vendite sui periferici (spread italiano a 362 p.b. in risalita sui valori di fine settembre), sono stati effettuati acquisti sul Bund che hanno depresso il rendimento sul secondario a quota 1,35% e si è assistito ad una nuova impennata del future sull’Eurex (venerdi +0,1% per la scadenza di dicembre 2012).

Le attese sui tassi fissi dei mutui, dalle rilevazioni sui derivati, sembrano ricalcare l’iniziale calma piatta dei tassi variabili e segnano un punto di discontinuità con lo scenario delineato dai primi di settembre a causa dei ritardi con cui la politica europea risponde alla crisi. Il tasso Irs 10 anni potrebbe trovarsi all’inizio di una fase di lieve ribasso che, nelle prossime settimane, difficilmente farà registrare valori sotto quota 1,5%. Rimangono valide le considerazioni sopra riportate in ordine al movimento orizzontale del Bund e alla conseguente oscillazione del tasso Irs entro limiti non troppo ampi.

(per le previsioni sui tassi variabili della settimana prossima: “Previsioni Euribor 3 mesi del 16 novembre 2012“)

(per le previsioni del mese prossimo sui tassi fissi dei mutui: “Previsioni Euribor e Irs a dicembre 2012“)

Asta 14 novembre 2012: Btp 3 anni; Btp 15 anni e Btp 30 anni non più in corso d’emissione

Per mercoledi 14 novembre 2012, in asta marginale e con regolamento 16/11/2012, il MEF ha disposto l’emissione dei titoli di Stato relativi ai Buoni del Tesoro Poliennali triennali e relativi ai Btp 15 anni e ai Btp 30 anni non più in corso d’emissione.

I Btp 3 anni (ISIN IT0004840788, decorrenza 15/07/2012, scadenza 15/07/2015, tasso d’interesse annuo lordo 4,5%) sono offerti in settima tranche per ammontare nominale dell’emissione da un minimo di 2,5 miliardi di euro ad un massimo di 3,5 miliardi di euro e, nell’asta dello scorso 11 ottobre, avevano fatto segnare rendimento lordo al 2,86%. I Btp triennali, nella mattinata di mercoledi, hanno fatto registrare rendimento lordo in discesa al 2,64%, prezzo di aggiudicazione 104,79 e rapporto di copertura 1,5 derivante da richieste per quasi 5,24 miliardi di euro (assegnato l’importo massimo offerto).

I seguenti titoli non più in corso d’emissione sono offerti per ammontare complessivo da un minimo di 1 miliardo di euro ad un massimo di 1,5 miliardi di euro.

I Btp 15 anni off-the-run (ISIN IT0004356843, decorrenza 1° febbraio 2008, scadenza 1° agosto 2023, tasso d’interesse annuo lordo 4,75%) sono offerti in ventiseiesima tranche ed avevano fatto segnare rendimento lordo al 5,89% nell’asta del 13 luglio scorso. I Btp 15 anni (vita residua 11 anni), nella mattinata di mercoledi, hanno fatto registrare rendimento lordo al 4,81%, prezzo di aggiudicazione 99,94 e rapporto di copertura 1,51 derivante da richieste per oltre 1,23 miliardi di euro (assegnati oltre 816 milioni di euro).

I Btp 30 anni off-the-run (ISIN IT0001278511, decorrenza 1° novembre 1998, scadenza 1° novembre 2029, tasso d’interesse annuo lordo 5,25%) sono offerti in trentottesima tranche ed avevano fatto segnare rendimento lordo al 5,26% nell’asta del 9 aprile 2009. I Btp 30 anni (vita residua 17 anni), nella mattinata di mercoledi, hanno fatto registrare rendimento lordo al 5,33%, prezzo di aggiudicazione 99,82 e rapporto di copertura 1,48 derivante da richieste per oltre 1 miliardo di euro (assegnati oltre 682 milioni di euro).

Fonte: Dipartimento del Tesoro

(per la prossima asta dei Btp 3 anni: “Asta 13 dicembre 2012: Btp 3 anni e Btp 15 anni“)

13 novembre 2012: asta Bot annuali

Per martedi 13 novembre 2012, con regolamento 15/11/2012, il MEF ha disposto l’emissione dei Buoni Ordinari del Tesoro annuali col sistema di collocamento dell’asta competitiva.

I Bot 12 mesi, che avevano fatto registrare rendimento medio ponderato pari all’1,941% nell’asta dello scorso 10 ottobre, sono offerti per un importo pari a 6,5 miliardi di euro ed hanno scadenza 14/11/2013 (364 giorni).

I Bot annuali (ISIN IT0004867971, emissione 15/11/2012), nella mattinata di martedi, hanno fatto registrare rendimento medio ponderato in discesa all’1,762% e prezzo medio ponderato 98,25; la domanda è stata pari a quasi 11,47 miliardi di euro e il bid-to-cover si è attestato a 1,76 (assegnato l’intero importo offerto). Il rendimento lordo scende al rendimento netto minimo dell’1,232% una volta applicata la ritenuta fiscale e sottratte le commissioni bancarie massime secondo Assiom Forex.

Fonte: Dipartimento del Tesoro

(per l’asta dei Bot 1 anno del mese prossimo: “Asta Bot annuali del 12 dicembre 2012“)

Previsioni Euribor 3 mesi del 2 novembre 2012

La quotazione dell’Euribor 3 mesi, fermo da tre sedute allo 0,197% (fixing 02/11/2012) dopo aver toccato lunedi il minimo storico appena un millesimo sotto, e la quotazione dell’Euribor 1 mese stabile per tutta la settimana a quota 0,11% preannunciano che la prossima scadenza ad arrestare la propria discesa sarà quella a 6 mesi (0,385%). Ancora qualche margine di erosione per l’Euribor 12 mesi (0,611%).

Situazione praticamente congelata sul brevissimo: perdono soltanto 1 millesimo negli ultimi sette giorni tutte le scadenze Euribor 1-2-3 settimane, rispettivamente a quota 0,079%, 0,086% e 0,093%; giovedi Eonia a 0,079%.

La settimana scorsa le banche spagnole, impegnate a svalutare buona parte di quei crediti in sofferenza del settore immobiliare che originariamente erano stati occultati, avevano lanciato segnali sulla necessità di ricapitalizzare ulteriori perdite sofferte su altri asset. La notizia non aveva creato agitazione tra gli operatori del Liffe che neppure nel corso degli ultimi giorni hanno deciso di rivedere sensibilmente le previsioni sui tassi ma si sono limitati a far registrare variazioni giornaliere di scarso significato da 1 a 3 centesimi.

Stessa operatività venerdi quando i dati sull’occupazione americana, l’indice Pmi manifatturiero dell’Eurozona in calo ad ottobre e la riduzione dell’accesso al credito bancario non hanno distolto gli operatori di Londra dall’idea che la condizione di iper-liquidità proteggerà il circuito dagli agenti esterni ancora per molto tempo: l’Euribor 3 mesi, il cui attuale valore rimane confermato fino a metà dicembre, è visto al di sotto di quota 0,3% per tutto l’anno prossimo.

Stabile, nell’ultima settimana, il dato sui depositi giornalieri presso la Bce e sulle somme depositate su conto corrente (giovedi a 782 miliardi di euro complessivi) come anche lo spread Euribor-Ois, martedi scorso a 11,2 punti base.

(per le previsioni sui tassi variabili della settimana prossima: “Previsioni Euribor e Irs a novembre 2012. Obamanomics is yet to come“)