Quale ciclo monetario? – 4

 

Ma le discordanti note riguardano pure l’ultimo indicatore dei “giorni magazzino”, secondo alcuni ottenuto dal rapporto tra rimanenze finali e fatturato.

Ma – di nuovo – che attinenza stringente c’è tra un valore di vendita e uno di acquisto (http://www.questidenari.com/?p=689)? Le rimanenze finali, vi ricordo, sono iscritte a bilancio seguendo la normativa fiscale che lascia il contabile libero di usare il metodo LIFO, FIFO o del costo medio ponderato: ma ovunque ricada la scelta del metodo, in ogni caso si tratterà di valori d’acquisto delle materie prime (i più vecchi o i più recenti), ovvero di valori normalmente distanti dai prezzi finali praticati.

La soluzione, analogamente ai “giorni debitori”, sarà quella di dividere le rimanenze finali (al 31.12) per gli acquisti giornalieri. Ipotizzando che un’azienda acquisti 10 (euro) di merce ogni mese, ovvero 120 per tutto l’anno, e accumuli 10 (euro) di scorte per ogni mese, ovvero 120 a fine anno, al 31.12 avrà accumulato scorte per tutti i giorni dell’anno (senza mai averne consumate):

gg M = 120 • 360 / 120 = 360

E se l’azienda mantenesse lo stesso ritmo di acquisto, ma accumulasse scorte solo a partire dalla metà dell’anno (perché a luglio si azzera la domanda e non vende più), cosa ci direbbe questa formula?

gg M = 60 • 360 / 120 = 180

Che l’azienda ha tenuto impegnato il magazzino per la metà dei giorni dell’anno!

Bene, se ora sommate i “giorni creditori” ai “giorni magazzino”, e sottraete i “giorni debitori”, potrete cominciare a farvi un’idea di cosa significhi quantificare il ciclo monetario:

gg ciclo monetario = gg C + gg M – gg D

Un valore positivo indicherebbe la situazione di un’azienda in condizioni finanziarie di fabbisogno (caso classico del “manifatturiero”), mentre un valore negativo indicherebbe condizioni di disponibilità (caso classico della “distribuzione”).

La sede ABI di Palazzo Altieri

Nell’ottobre di due anni fa, in occasione della giornata d’apertura al pubblico delle sedi storiche delle banche denominata “Invito a palazzo”, promossa dall’ABI in tutta Italia, decisi di recarmi a Roma per visitare uno dei monumenti architettonici più insigni del tardo Barocco.La Clemenza Altieri: affresco

Inutile nascondervi che l’appagamento della mia sete artistica, nell’occasione, troppo bene si sposava con la curiosità di cose finanziarie evocata dal solo acronimo dell’Associazione Bancaria Italiana.

A pochi passi da Piazza del Gesù, ecco dischiudersi una serie impressionante di dipinti, colonne in porfido, stucchi, cassettoni in legno, arazzi, lampadari di cristallo, statue, pavimenti in parquet, portacandele in cineseria, specchiature delle porte in alabastro, basamenti in onice bianco, decorazioni dorate e in bronzo, e tante altre meraviglie che non possono non far pensare alle difficoltà incontrate nella stima economica dei beni oggetto di vendita e restauro, come pure all’estrema diversità di condizione sociale vissuta dalle popolazioni di epoche passate.

Tuttavia, la storia più recente di palazzo Altieri, descritta nel sito www.abi.it, ci parla di un’operazione di grande responsabilità da parte dell’associazione che ha voluto acquistare dagli eredi della nobile famiglia romana non solo la maggior parte dei locali dell’immobile che occupa attualmente, ma pure gli arredi interni al fine di preservare l’unicità dell’opera attraverso un’iniziativa di valorizzazione del bene storico-artistico nel suo insieme.

Diversamente, avremmo assistito alla dispersione di molti oggetti significativi del nostro patrimonio fra antiquari e storici dell’arte, e al conseguente snaturamento del singolo oggetto e inevitabile impoverimento della stessa dimora che lo conservava.

marmo cipollino water_editedNon avremmo così potuto godere della maestria con cui il marmo cipollino di provenienza orientale è stato levigato e incastonato in questo camino, o non avremmo potuto apprezzare l’armonia cromatica dei pavimenti in legno e delle porte che separano le enormi stanze della dimora seicentesca, per l’assegnazione ereditaria della quale gli Altieri arrivarono a stabilire vincoli di sangue ben precisi tra famiglie nobiliari.

parquetE chissà, magari neanche al vostro Autore sarebbe mai venuto in mente di percorrere questo sentiero artistico (a tinte finanziarie) che lo ha portato ad imprimere nella propria memoria, nonché in quella digitale, le bellezze di un pezzo pregiato del nostro patrimonio storico e culturale.specchiato-in-sala-rossa-riunioni-abi

Gli accertamenti – 1

E’ compito dell’amministrazione finanziaria controllare le dichiarazioni dei redditi presentate dai contribuenti negli anni di imposta di riferimento.

Con l’adozione del sistema telematico di presentazione delle dichiarazioni, il lavoro dell’amministrazione finanziaria si è notevolmente snellito; infatti, sino a qualche anno fa, le dichiarazioni venivano presentate sotto forma cartacea ed andavano spedite con i relativi allegati al centro di servizio di competenza.

Quest’operazione comportava una notevole massa di prodotti cartacei che creava problemi di stoccaggio e – inevitabilmente – di smarrimento degli allegati (modelli di versamento e giustificativi di detrazioni).

La notevole mole di dichiarazioni presentate faceva sì che i contribuenti, nella maggior parte dei casi, non subissero controlli, e di conseguenza non ricevessero i rimborsi a cui avevano diritto, se non con notevole ritardo.

Oggi l’intermediario invia il modello di dichiarazione del contribuente e procede ad un controllo formale della stessa previsto dal modulo Entratel che permette di provvedere ad eliminare eventuali errori commessi, tipo l’errata esposizione del codice fiscale o il calcolo delle imposte o delle detrazioni, bloccandone l’esecuzione e impedendone l’invio.

Questi errori davano adito a possibili sanzioni oggi impossibili a verificarsi per quanto sopra esposto.

A seguito della presentazione della dichiarazione viene eseguito un controllo più approfondito e, a partire dalla riforma del sistema tributario italiano (1972), vengono effettuati questi controlli ai sensi degli artt. 36 bis e 36 ter del codice tributario (http://www.questidenari.com/?p=636).

L’art. 36 bis tratta i dati desumibili dalle dichiarazioni presentate e provvede a correggere gli errori materiali di calcolo e le detrazioni presentate.

Oggi, con la possibilità di richiedere la compensazione delle varie imposte, invece di chiedere il rimborso che arriverà dopo qualche anno, è facilissimo commettere l’errore di compensare importi non più utilizzabili (sempre utilizzando il modello F24 a cui si rimanda – http://www.questidenari.com/?p=382).

L’art. 36 ter tratta invece il controllo (formale) delle dichiarazioni provvedendo al controllo delle detrazioni di spesa, delle ritenute d’acconto a cui il contribuente ha diritto, e provvede a correggere gli errori materiali e di calcolo commessi dai sostituiti d’imposta.

L’esito del controllo è comunicato al contribuente a mezzo raccomandata e gli eventuali valori modificati possono essere rettificati dal contribuente stesso entro 30 gg. dal ricevimento della comunicazione.

Prima di giungere al contenzioso, restano a disposizione del contribuente le forme di risoluzione della controversia rappresentate da autotutela, acquiescenza, concordato e conciliazione.

Come vedremo la prossima volta, l’autotutela è l’unica forma di difesa del contribuente gratuita; le altre, invece, sono a carattere oneroso.

(continua http://www.questidenari.com/?p=803)


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Il tasso base in stallo per l’intera estate?

 

Anche Morningstar – di cui trovate il link a fondo articolo – riferisce l’incertezza delle autorità monetarie sull’attuale condizione economica in cui versano gli Stati sovrani europei.

I dati macro appaiono contrastanti, con la Spagna che registra la ripresa di fiducia dei consumatori e la Francia alle prese con un deficit atteso piuttosto elevato rispetto al PIL, né i risultati delle elezioni appena concluse sembrano assumere rilievo ai fini della produzione di effetti economici regionali.

Il mantenimento del tasso base – inalterato all’1% durante l’ultima riunione della Bce (http://www.questidenari.com/?p=663) – ha coinciso col mantenimento del programma di acquisto dei covered bond (http://www.questidenari.com/?p=591), ad indicare che ulteriori manovre a sostegno dell’economia sarebbero rimandate a settembre, quando le idee degli economisti saranno più chiare.

Un ulteriore spunto utile alla comprensione delle difficoltà attuali è fornito dallo scarso gradimento della Germania espresso il 3 giugno scorso in merito all’estensione della politica di acquisto dei covered bond alle obbligazioni di debito pubblico, giudicata lesiva dell’indipendenza della banca centrale: lo stesso Trichet – prontamente – ha dichiarato che il cancelliere Angela Merkel “appoggia completamente e rispetta” l’indipendenza della Bce.

 

(Fonte:http://www.morningstar.it/it/funds/article.aspx?articleid=80553&categoryid=60&refsource=newsletter)

Quale ciclo monetario? – 3

 

Ma ora veniamo alle discordanti note.

Alcuni autori calcolano i giorni debitori rapportando i debiti commerciali al fatturato.

Che senso ha paragonare fra loro due valori solo lontanamente collegati? Il costo delle materie prime, prima di tradursi in ricavo, deve essere ricaricato in base ai costi relativi a tutti i fattori produttivi che aggiungono valore direttamente, in base alle spese generali e al mark-up! Ciò a dire, tra il costo diretto per soli materiali che origina debito (perché operai e servizi vanno pagati cash, per citare le voci più importanti) ed il prezzo di vendita può esserci un abisso!

Molto più sensato, allora, rapportare i debiti commerciali ai costi operativi che hanno concorso a generare gli stessi debiti – principalmente, acquisti per materie prime.

La formula dei giorni debitori ricalca quella già vista per i crediti (http://www.questidenari.com/?p=658), e si ottiene dividendo il totale dei debiti commerciali iscritti a bilancio (il ciclo monetario è calcolato al 31.12) per gli acquisti dell’anno espressi giornalmente (ovvero divisi per 360) al fine di estrapolare il numero dei giorni di dilazione concessa dai fornitori (in media!) – fra l’altro, vi ricordo che negli acquisti rientrano pure gli interessi passivi su debiti commerciali, i c.d. interessi impliciti (http://www.questidenari.com/?p=479).

Facciamo l’esempio di un’azienda che acquista 3 (Euro) di merce al giorno per tutti i giorni, a fine mese acquista 90 e a fine anno 1080, e paga i fornitori con 60 giorni di ritardo.

A fine esercizio, l’azienda avrà pagato tutti gli acquisti tranne i mesi di novembre e dicembre, ovvero avrà iscritto a bilancio debiti commerciali per 180. Applichiamo la formula descritta:

gg D = debiti commerciali • 360 / acquisti = 180 • 360 / 1080 = 60.

c.v.d.

(continua http://www.questidenari.com/?p=741)

Testimonianze di attività bancarie

 

Il più antico esempio di istituto operante con finalità bancarie (http://www.questidenari.com/?p=654) ci viene dall’antica Mesopotamia, e ne abbiamo notizia da una tavoletta di argilla proveniente forse da Sippar.

La scrittura cuneiforme, incisa nel 1750 A.C. circa, ci informa che nell’antico Tempio del Dio Sole si effettuarono 14 prestiti, quasi tutti in argento: nello stesso luogo, infatti, si tenevano in deposito merci e denaro poi prestati ai privati contro obbligo di restituzione entro un tempo concordato e versamento degli interessi.

Le modalità con cui venne svolta l’attività bancaria nel corso dei secoli fu soggetta a poche modifiche sino all’epoca medioevale, quando ai mercanti-banchieri (ma non solo a loro) venne consentito di stampare carta moneta (http://www.questidenari.com/?p=630).

Risale al 1695 la banconota da 10 rixdaler – avente corso legale in talune regioni della Norvegia di allora – che consentì al mercante Jorgen Thor Mohlen di finanziare le proprie iniziative d’affari.

A seguito della relativa emissione, il mercante norvegese raccolse denari da molte persone impegnandosi a riacquistare la banconota stessa e a corrispondere interessi. Purtroppo le iniziative di Mohlen fallirono, con ovvie conseguenze sui risparmiatori.